Informazioni
Per coloro che possono trascorrere una giornata a Rapolano consigliamo un itinerario che attraversa i luoghi di maggiore interesse.
Dal parcheggio di Porta Nuova si sale, anche in ascensore, giungendo alla porta ottocentesca. Se volgiamo lo sguardo verso la campagna possiamo godere lo spettacolo del paesaggio toscano.
In lontananza si vede il castello medievale di Armaiolo dove gli abitanti, nell’ultima guerra tra Siena e Firenze del 1554, fecero resistenza ai potenti eserciti dell’imperatore Carlo V e del duca Cosimo de’ Medici. Il suo capitano, il Conte di Marignano, per dare l’esempio ai castelli vicini decise, dopo aver preso Armaiolo, di fare la "mala guerra", per cui fece squartare tutti gli abitanti maschi nella piazza del paese.
Entrando dalla Porta Nuova ci troviamo in piazza Matteotti, dove si trovano due chiese: una della compagnia di Misericordia, dedicata alla Madonna delle Nevi, e l’altra dedicata al Corpus Domini. La prima può essere visitata dietro appuntamento con la confraternita, mentre la seconda al momento è chiusa per restauri. Attraversando la piazza girando a sinistra arriviamo alla parte più antica del paese, il “Castellare” dove troviamo la chiesa di San Bartolomeo (dove viene allestito ogni anno il Presepe Monumentale per cui è abitualmente chiusa al pubblico), il c. d. Palazzo Cacciaconti, dove risedevano in alcuni periodi dell’anno i feudatari del castello, e il Palazzo Pretorio, con la torre dell’orologio, sede del Comune e dei podestà o vicari succedutisi dal Duecento all’Unità d’Italia. Nella torre dell’orologio, in una lapide possiamo leggere scolpiti i risultati del plebiscito dell’11 e 12 marzo 1860, quando i toscani votarono per l’unione del granducato al regno Sabaudo.
Girando a destra scendiamo verso la chiesa di Santa Maria Assunta, appartenuta ai monaci di Monte Oliveto insieme al monastero, fondato nel 1646, oggi parrocchia di Rapolano. L'interno è semplice, a navata unica, probabilmente non doveva avere troppi orpelli essendo chiesa privata dei monaci. A fine '700, quando divenne parrocchia, la chiesa fu ingrandita di una campata e forse dipinta dei colori pastello che si vedono tuttora. Fra le opere più importanti segnaliamo la tavola d'altare, parte centrale di un polittico probabilmente più grande, di mano del pittore senese Paolo di Giovanni Fei (seconda metà del 1300) raffigurante la Madonna del Latte, una Croce Lignea dipinta di autore toscano di tardo '400, due tondi con la Vergine Annunciata e l'Angelo Annunciante del pittore marchigiano Girolamo Genga (attivo anche a Siena fra fine '400 ed inizio '500) e una tela seicentesca con la Vergine Assunta e puttini di scuola romana. Continuando raggiungiamo l’antica Porta a Siena o Porta dei Tintori, dove nell’arco è scolpita la data di esecuzione, 1307, oltre agli stemmi di Rapolano (una rapa) e di Siena (la Balzana, a due bande bianca e nera). Uscendo dalla porta si può godere uno splendido panorama sulla campagna toscana e volgendo lo sguardo a sinistra possiamo vedere la millenaria pieve di San Vittore che raggiungiamo comodamente in dieci minuti. La tradizione orale attesta la costruzione di questa chiesa al IV secolo. La vicinanza agli scavi archeologici di Campo Muri, ma soprattutto la presenza nel territorio di luoghi di culto dedicati a santi milanesi del IV secolo (Vittore, Materno, Gervasio e Protasio) fa pensare all’arrivo del Cristianesimo a Rapolano proprio in quel IV secolo, attraverso la strada romana Cassia-Adrianea. All’interno della pieve si conserva un affresco medievale raffigurante Sant’Ansano, patrono di Siena, che tiene con la mano sinistra lo stemma senese (la Balzana) e in basso il committente dell’opera in preghiera (scuola senese di prima metà del '400). All’altar maggiore troviamo una statua dipinta raffigurante la Madonna con il bambino (Madonna della Consolazione) del primo Cinquecento e nella navata destra un gruppo ligneo settecentesco col Martirio di San Bartolomeo.
Uscendo dalla pieve, tornando sulla provinciale e girando a destra dopo circa cinque chilometri arriviamo a Serre di Rapolano. Sul colle dove attualmente è situato il paese delle Serre, intorno al VI secolo i Longobardi potrebbero aver insediato un arimanno (uomo armato a capo di una guarnigione, quello che poi sarebbe diventato un signore feudale). Per anni la rocca delle Serre esercitò la sua funzione di castello imperiale, con un castellano che aveva giurisdizione su di un ampio territorio. Questa funzione però con il crescere della potenza di Siena si andò via via esaurendo, fino a quando, nell’agosto del 1234, l’imperatore Federico II, con suo diploma, concedeva le Serre in feudo al fido Ildebrandino di Guido Cacciaconti. Poi, il 29 dicembre 1371, Giovanni e Aldobrandino Cacciaconti, insieme alla madre, vendettero a Giovanni di Latinuccio de’ Rossi il cassero, case, possessioni di loro pertinenza. Cessava così la Signoria dei Cacciaconti. Entrando da porta San Lorenzo incontriamo la grancia delle Serre dell’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena. Nel 1295 con le donazioni di Simeone Cacciaconti e di Alamanno Piccolomini, insieme ad alcuni acquisti dell’Ospedale, si costituì quel nucleo di fabbricati che dettero origine alla Grancia delle Serre: le grance erano istituzioni periferiche dello Spedale, con a capo un amministratore, il granciere, che governava su una serie di poderi e possedimenti sparsi nella campagna, incamerando nella grancia stessa le derrate alimentari e di proventi dei raccolti, per poi destinarli in parte allo Spedale stesso. L'edificio andava con il tempo ampliandosi e abbellendosi, ma durante l’ultima guerra tra fiorentini e senesi (1554-1559) subì l’abbattimento della torre, dove al suo posto nel 1575 il rettore, fra Claudio Saracini, fece edificare il bellissimo “granaione”. Da notare all’interno la sala del rettore uno splendido camino (1629). Tra ‘600 e ‘700 diventò sempre più difficile pareggiare i bilanci, così nel 1790, per ordine del granduca di Toscana, la Grancia delle Serre fu venduta e smembrata tra più acquirenti. Nel 2001, dopo l’acquisto da parte del Comune di Rapolano Terme e un accurato restauro, fu istituito il Museo dell’Olio che oggi fa parte della rete di Fondazione Musei Senesi.
Prima di ripartire, una visita nei negozi del paese, per scoprire le prelibatezze del territorio, oppure una sosta nelle osterie e nei ristoranti della zona a gustare le prelibatezze del luogo:
- la cinta senese : le carni della Cinta senese hanno ottime qualità organolettiche. Il grasso è di colore rosato, anche le carni hanno un colore più intenso rispetto agli altri suini. carni sono utilizzate per la realizzazione di salumi della tradizione toscana (salame toscano, in particolare il Salame di Cinta senese, salsicce, prosciutto, buristo, spalla salata, pancetta, capocollo, finocchiona) e come carne fresca cotta alla griglia (lombate, fegatelli).
- La carne Chianina : Grande, bella e candida la Chianina, razza bovina di origini antichissime, oggi fiore all’occhiello della cultura gastronomica Toscana.
- i dolci tipici presenti nei forni del paese, dai cantucci, ai cavallucci, ai ricciarelli e dolci della tradizione locale, tra i quali la “ focaccia rapolanese”
- l’olio, l’Extra Vergine IGP Toscano, con le sue caratteristiche analitiche e sensoriali. Prodotto di spicco e di eccellenza dell’enogastronomia locale.
- La ribollita o minestra di pane; è un piattopovero della tradizione locale, che deriva dalla tipica zuppa di pane raffermo e verdure e ripassata in padella il giorno dopo.
Non dimenticate di chiedere:
- i pici: tipo di pasta fatta a mano, simili agli spaghetti ma più larghi, tipici del sud della Toscana,
- i crostini di fegatini: si tratta di una preparazione semplice, di origine contadina, un piatto povero fatto con gli scarti del pollo (fegatini)
- il Vinsanto: si tratta di un vino dolce, da dessert, invecchiato piu’ di 4 anni prodotto con uve Sangiovese e uve bianche, spesso servito coi cantucci.